Giovani e mobilità: la crescita dell’emigrazione italiana dal 2013 al 2022

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha visto un aumento significativo nel numero di giovani che hanno scelto di trasferirsi all’estero. Questo crescente trend testimonia una ricerca di migliori opportunità professionali da parte dei giovani laureati e solleva interrogativi sulle possibilità di carriera all’interno del paese. I dati rivelano che mentre molti giovani partono, pochi fanno ritorno, alimentando il dibattito sulle dinamiche del mercato del lavoro italiano.

espatrio dei giovani laureati: una panoramica dei dati

Tra il 2013 e il 2022, oltre un milione di italiani ha lasciato il paese per stabilirsi altrove. Di questi, circa 352.000 avevano tra i 25 e i 34 anni, segnalando un movimento non solo professionale ma anche culturale. Particolarmente significativo è il dato riguardante i giovani laureati: più di 132.000 tra gli emigrati in questa fascia di età avevano completato un percorso di studi superiori. Il 37,7% degli emigrati laureati ha cercato di migliorare la propria condizione in un contesto internazionale che potesse fornire sbocchi professionali adeguati agli investimenti formativi intrapresi.

Questo movimento verso l’estero è spesso diretto verso paesi europei con migliori prospettive lavorative, come testimoniato dai numeri. La scelta di emigrare da parte dei giovani laureati mette in evidenza le difficoltà del mercato del lavoro italiano, dove le opportunità di occupazione non sempre sono in linea con le aspettative di chi ha investito tempo e risorse nella propria istruzione.

problemi di rientro: il deficit di giovani laureati

Contrariamente allo scenario dell’emigrazione, i rientri in Italia appaiono limitati. Le stime indicano che solo circa 104.000 giovani della stessa fascia d’età sono rientrati nel paese. Fra questi, appena 45.000 erano laureati, sottolineando nuovamente le limitate opportunità attrattive in Italia. Questo ha portato ad un saldo negativo nel periodo considerato, con una perdita netta di oltre 87.000 giovani laureati che non sono tornati in patria.

Nel 2022, il saldo tra chi parte e chi rientra è peggiorato ulteriormente, risultando negativo di circa 12.000 unità per i giovani laureati. Questo numero non solo indica il persistere della mobilità giovanile, ma mette in risalto la necessità di affrontare le sfide strutturali del mercato del lavoro italiano, che si dimostra incapace di conservare il proprio capitale umano.

le mete preferite dai giovani laureati italiani

L’analisi delle destinazioni scelte dai giovani emigrati offre un ulteriore livello di comprensione del fenomeno. Nel 2022, le scelte maggiori sono ricadute su Germania e Regno Unito. Circa 3.000 giovani hanno optato per la Germania, mentre 2.600 si sono diretti verso il Regno Unito. Questi paesi, dotati di economie robuste, sistemi di welfare sviluppati e politiche efficienti di integrazione professionale per gli immigrati, continuano ad attrarre i giovani italiani in cerca di un futuro migliore.

Questa preferenza per economie più sviluppate non è priva di conseguenze. La fuga dei cervelli non solo priva l’Italia di talenti ma può influire negativamente anche sulla competitività nazionale in numerosi settori chiave. La formazione di questi giovani rappresenta un investimento significativo dello Stato italiano; quindi, la perdita continua di risorse qualificate potrebbe influire a lungo termine sul potenziale economico e sociale del paese.

un imperativo per l’italia: rafforzare le opportunità interne

Il fenomeno della migrazione giovanile dall’Italia solleva la necessità di una riflessione più profonda e introduce l’urgenza di azioni concrete. Per modificare tale tendenza, è fondamentale che l’Italia sviluppi e migliori le sue opportunità lavorative interne, in modo da incentivare i giovani laureati a restare o a tornare in patria. Interventi mirati e strategie innovative sono essenziali per accogliere e valorizzare appieno il potenziale dei giovani, garantendo che l’Italia possa trarre vantaggio dal talento e dalla conoscenza di questi cittadini altamente qualificati.

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