Genova senza il Carlo Felice: la rinascita dei teatri durante la chiusura
Tra il 1880 e il 1884, il panorama teatrale di Genova subì un cambiamento significativo. La chiusura temporanea del Teatro Carlo Felice per una disputa tra i palchettisti e il Comune non spense la vivacità culturale della città ligure. Anzi, quest’interruzione portò alla ribalta altre importanti sedi teatrali, stimolando un periodo di intensa attività artistica che avrebbe segnato un’epoca nella storia musicale di Genova.
l’ascesa del politeama genovese e del teatro paganini
Con la sospensione degli spettacoli al Carlo Felice, il Politeama Genovese e il Teatro Paganini emersero come nuovi centri di attrazione per gli amanti del teatro e della musica. Questi spazi non furono soltanto semplici alternative, ma divennero simboli di resistenza e rinascita culturale in un momento di difficoltà per la scena artistica locale.
Il Politeama Genovese, da parte sua, si caratterizzò per un repertorio innovativo e sperimentale, attirando un pubblico curioso e aperto alle novità. Il Teatro Paganini, dal canto suo, si concentrò su opere più classiche ma non per questo meno grandiose. Tra i momenti memorabili di questo periodo, l’esecuzione del 15 giugno 1880 dell’opera “Lohengrin” di Richard Wagner al Politeama, segnò l’introduzione della musica wagneriana a Genova. Lo spettacolo divise gli spettatori in due schieramenti: i wagneriani, entusiasti delle sue complesse armonie e orchestrazioni, e gli antiwagneriani, più legati alle tradizioni musicali italiane.
Questa rappresentazione fu ben più di un evento musicale; rappresentò un catalizzatore per un dibattito culturale acceso e articolato, evidenziando ancora una volta come le arti performative possano diventare veicoli di riflessione e cambiamento all’interno di una società.
Nietzsche, Bizet e l’influenza di “carmen”
Il 26 novembre 1881, il Teatro Paganini mise in scena “Carmen” di Georges Bizet, diretta da Giuseppe Bossola. Il cast includeva la rinomata Celestina Galli-Mariè nel ruolo della protagonista, la cui performance lasciò il pubblico genovese estasiato. Tra la platea vi era anche il filosofo Friedrich Nietzsche, che in quel periodo stava soggiornando a Genova.
L’impatto di “Carmen” su Nietzsche fu tanto profondo quanto immediato. Nelle sue lettere indirizzate al suo amico e compositore Peter Gast, Nietzsche descrisse l’opera di Bizet con toni entusiasti, riconoscendo in essa una nuova forma di espressione musicale che lo toccò nel profondo. Scrisse di aver trovato in “Carmen” una narrazione musicale vigorosa e sincera, che a suo dire superava quella della tradizione wagneriana alla quale era stato precedentemente devoto.
Nietzsche sottolineò come l’opera di Bizet esprimesse una passione autentica, a differenza delle opere di Wagner, il cui pathos gli appariva sempre più forzato e declamatorio. In “Carmen”, il filosofo tedesco scoprì una dimensione più mediterranea della musica, piena di vitalità e forza comunicativa, che parlava al suo spirito in un modo nuovo e appagante.
impatto culturale e legacy duratura della rinascita teatrale
Il periodo di chiusura del Carlo Felice si trasformò in un’occasione per Genova di esplorare nuovi orizzonti culturali e musicali. La rivalità e l’interazione tra le diverse realtà teatrali non solo mantennero viva la scena culturale in città ma la rafforzarono ulteriormente. La presenza di figure intellettuali di spicco, come Friedrich Nietzsche, contribuì a cementare la posizione di Genova come uno dei principali centri di innovazione culturale in Italia.
In questi anni, la città visse un fermento culturale senza precedenti, con ogni rappresentazione che diventava un evento capace di suscitare intense reazioni e discussioni. Grazie a produzioni di alto livello e alla passione di artisti e intellettuali, Genova consolidò il suo posto all’interno del panorama musicale italiano. La rivalità tra il Politeama e il Teatro Paganini stimolò un dinamismo che arricchì non solo il pubblico teatrale genovese ma tutta la cultura italiana, lasciando un’eredità che avrebbe risuonato nei decenni successivi.
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